IL CASO-D'URSO
Il terrorismo,
la politica e i giornali
che contavano ancora
qualcosa
BEPPE LOPEZ
Un episodio significativo della storia e del clima di quegli anni, e insieme della centralità politica dei giornali in quella storia e in quel clima: la pubblicazione dei documenti dei brigatisti detenuti nelle carceri di Trani e Palmi. Le Br l’avevano posta come condizione ricattatoria per restituire la libertà - anziché ammazzare - il giudice Giovanni D’Urso, da esse rapito il 12 dicembre del 1980. Tutti quelli della mia generazione lo ricordano come uno dei casi più angosciosi e laceranti di quegli anni, pure assai tormentati e drammatici. Analogo, per tensione emotiva e partecipazione collettiva, al caso-Moro. Pesavano su tutti, evidentemente, il lungo strazio per gli assassinii, le spaccature politiche e la mancanza di spiragli per un futuro di civile convivenza nel Paese. Si era accumulato troppo dolore. Le Br avevano affinato le strategie comunicative. I giornali erano sotto pressione. Una doppia pressione: quella del potere politico e quella dei terroristi. Erano radicalmente messi in discussione anche fondamentali principi di libertà , di moralità , di etica e di deontologia. Era trascorsa solo qualche settimana dalla formazione, il 18 ottobre. Del governo di “coesione nazionale†Dc-Psi-Psdi-Pri guidato da Arnaldo Forlani. “Erano stati reimbarcati i socialdemocratici. Craxi e Spadolini gongolavano. Persino da Botteghe Oscure erano arrivati segnali di distensione, se non di soddisfazioneâ€, eppure leggo in un mio editoriale su Quotidiano di quel 14 dicembre (“Sempre più lacerato il fronte politicoâ€) che “non solo la situazione italiana è andata nel senso esattamente opposto a quello della coesione, determinando il completo fallimento della strategia di Forlani e di questa maggioranza di governo, ma la classe politica nazionale deve registrare oggettivamente un livello di divisione, lacerazione e conflittualità che mai aveva raggiuntoâ€â€¦ E non c’era solo l’instabilità politica (tre governi in dodici mesi, quasi un record). Era stato un anno nero per l’Italia: il terremoto del 23 novembre nel Sud (3.000 morti, 30 mila miliardi di danni), la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto, la più lunga crisi dell’economia nazionale (l’inflazione che aveva falcidiato il reddito, la richiesta Fiat di 24 mila operai in cassa integrazione, la “marcia dei quarantamilaâ€, la lira che era diventata la moneta più debole d’Europa), gli scandali (Petrolio, Eni, Caltagirone, OP, ecc.), il grande ritorno della mafia, appunto il terrorismo (un morto ogni tre giorni)… In questo quadro, venne “catturato e rinchiuso in un carcere del popolo†il magistrato D’Urso, capo dell’ufficio terzo della Direzione generale degli Istituti di prevenzione e pena presso il ministero di Grazia e Giustizia...