FATTI

LO STRANO, IMPROVVISO
SCONTRO ORDINE-USIGRAI

Precari, disoccupazione, scuole di giornalismo, azione sindacale, ruolo dell’Ordine, politica occupazionale della Tv pubblica. C’è tutto (e di più: anche una rinnovata vis polemica del presidente dell’Ordine Lorenzo Del Boca, sino alla prefigurazione di una esplicita invasione di campo nei confronti della Fnsi, di cui sino a qualche anno fa è stato uno dei massimi dirigenti) nell’inedita, sorprendente polemica scoppiata in questi giorni fra Del Boca e l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. Oggetto della contesa: i requisiti adottati per le nuove assunzioni ai telegiornali del mattino della Rai.

Per Del Boca, il sindacato avrebbe accettato e avallato che “i futuri giornalisti Rai debbano essere solo trentenni, laureati con 110”, con esplicita penalizzazione di tutti gli altri disoccupati. Per il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, ''è immorale, prima ancora che illogica, la decisione (avallata dall'Usigrai) di pretendere che le nuove assunzioni, per i telegiornali del mattino della Rai, avvengano nel ristretto bacino dei giovani sotto i trent'anni, con laurea e punteggio di 110. E tutti gli altri in cerca di lavoro? Ho ancora negli orecchi i lai di chi (nel sindacato) sosteneva che gli studenti dei master di giornalismo si pongono in diretta concorrenza con i giornalisti disoccupati. Non è totalmente vero ma, per quel tanto di giusto che esiste in un'affermazione del genere, l'Ordine ha deliberato che chi frequenta le scuole non può sviluppare il suo stage nei giornali, nei mesi di giugno, luglio e agosto. Un divieto che dovrebbe evitare l'utilizzo degli studenti come sostituti dei colleghi in ferie, vanificando la possibilità delle poche assunzioni a termine che gli editori determinerebbero nel periodo estivo. E, ora, lo stesso sindacato che l'altro ieri protestava, accetta che vengono assunti soltanto giornalisti dell'Università. E nemmeno tutti: perchè il limite dei trent'anni riduce anche il loro bacino alle ultime tre sessioni d'esame. Meglio sarebbe stato se l'Usigrai si fosse battuta per assicurare ai direttori maggiore autonomia, in modo che possano scegliere, secondo il loro giudizio e le necessità delle loro redazioni, senza dover rendere conto ai potenti e ai potentini che, in Rai, abitualmente, sono di casa”.

La risposta dell’Usigrai. "Che ci sia qualcosa di immorale è certo, caro presidente Del Boca. Inspiegabile il tuo attacco all'Usigrai che - speriamo avrai letto – nel verbale d'incontro con la Rai ha sostenuto la necessità di ampliare i termini di questa ricerca per giornalisti della Tgr innalzando il limite d'età, abbassando il punteggio di laurea e ha ribadito mantenere, come obiettivo prioritario, un prossimo concorso pubblico Rai aperto a tutti i giornalisti. Come fare adesso a spiegare ai giovani che si affacciano alla professione passando per una scuola riconosciuta dall'Ordine dei Giornalisti che il suo presidente di fatto li considera i più selezionati nemici della categoria? Che costringono i disoccupati a restar tali? Speriamo che, almeno, di questo compito voglia occuparti tu visto che dopo anni di scuole e master in giornalismo non è stato ancora individuato alcun percorso capace di avvicinare queste esperienze alle testate italiane. Potrebbe essere utile anche per garantire una doppia via d'ingresso: disoccupati e giovani dalle scuole, insieme". La dichiarazione firmata da Carlo Verna e Daniele Cerrato, rispettivamente segretario e vice segretario Usigrai, così prosegue: "Bisogna però parlare con tutti gli editori, convincere chi preferisce usare i giornalisti pagandoli un tanto al pezzo, senza contratti, nemmeno a tempo determinato, a innestare la retromarcia. È un ruolo che si assumono Università e istituzioni volte alla formazione in ogni campo, speriamo, prima o poi, lo faccia anche il nostro Ordine professionale. Non hai colto, e ci dispiace, una novità nell'iniziativa sulla Tgr: per la prima volta ci si affaccia alla collaborazione con il Servizio Pubblico radiotelevisivo attraverso un percorso trasparente e meritocratico. Questo avevamo chiesto all'azienda, giudicando poi i requisiti troppo stringenti e senza mai abbandonare la volontà di arrivare ad un concorso pubblico per tutti i giornalisti italiani, disoccupati per primi. Molti disoccupati, ti ricordiamo, negli ultimi anni sono tornati al lavoro proprio in Rai con contratti a tempo determinato e, grazie agli accordi (quelli sì, sono accordi) firmati dall'Usigrai raggiungono la meta dell'assunzione con sempre maggiori garanzie e in tempi più rapidi. Nell'ultimo anno abbiamo siglato, insieme alla Federazione Nazionale della Stampa, un'ulteriore intesa migliorativa sul tema. Anche su questo avremmo tanto voluto un tuo saggio commento, che però è mancato".

La replica di Del Boca. ''Se l'Usigrai è d'accordo che nella categoria non ci sono figli e figliastri, deve opporsi a stravaganti limitazioni, che dietro alla scudo della trasparenza, appaiono in realtà molto opache. Nel tentativo di sostenere l'insostenibile e di dimostrare l'indimostrabile, l'Usigrai parla delle sue benemerenze passate (che non sono in discussione) e del valore della trasparenza (che resta un punto di riferimento significativo). Il problema è che il sindacato della tv di Stato accetta e avvalla che i futuri giornalisti Rai debbano essere solo trentenni, laureati con 110. È una discriminazione nei confronti di tutti gli altri, che hanno il diritto di sperare - almeno - di essere presi in considerazione e il sindacato avrebbe il dovere di non strozzare in gola la loro speranza. Se, invece, l'Usigrai pensa che il futuro è riservato a una ristretta cerchia di eletti, aggiunga pure qualche dettaglio in più fra i requisiti obbligatori: l'altezza? Il colore dei capelli? Una accattivante dentatura? E non si lamenti se la categoria l'esporrà al ludibrio.

La nota della Rai. “Le prossime assunzioni in Rai avverranno attraverso un'operazione trasparenza, che ha l'obiettivo di realizzare uno screening tra i migliori giovani professionisti che potrebbero diventare i protagonisti della nuova Rai, e non ha alcun intento discriminatorio. Nel corso degli ultimi 15 anni, la Rai ha assunto la quasi totalità dei propri giornalisti nell'ambito delle liste di disoccupazione della Fnsi. Il contributo che la Rai ha dato - e continua a dare - per il riassorbimento della disoccupazione prodotta da altri è quindi enorme. Ma la categoria giornalistica non è fatta solo di disoccupati. Sorprende che - in vista dell'avvio delle morning news regionali e alla vigilia delle profonde trasformazioni indotte dalla digitalizzazione dei sistemi di produzione che apriranno nuovi spazi professionali - si voglia vanificare un'operazione di trasparenza che ha l'obiettivo di realizzare uno screening tra i migliori giovani professionisti che potrebbero diventare i protagonisti della nuova Rai. Quello che la Rai è determinata ad avviare è quindi un'operazione basata esclusivamente su trasparenza e merito, analogamente a quanto avvenuto con i giovani laureati recentemente inseriti, al termine di una selezione, nelle aree dei programmi, in quelle tecniche e in quelle gestionali dell'Azienda".

L'appello su Articolo21 di Giorgio Santelli. "Non intervengo a titolo personale, ma a nome e per conto di tanti giornalisti professionisti. In Rai e nelle testate di tutta italia ci sono centinaia di giornalisti precari. In Rai ci sono centinaia e centinaia di giornalisti professionisti le cui professionalità vengono utilizzate in contratti anomali: consulenti, programmisti registi, autori. Ragazze e ragazzi, colleghi iscritti all'albo dei professionisti non più giovanissimi. Certamente meno giovani di chi è nato dopo il primo gennaio 1978. Molti non hanno fatto le scuole di giornalismo, perchè quando le potevano fare si contavano sulle dita di una mano. Molti di loro hanno fatto la gavetta classica, quella nelle redazioni, magari in cronaca locale. L'hanno fatta prendendo due lire (allora c'erano le lire). Alcuni di loro non sono nemmeno laureati, perchè all'epoca la professione non lo richiedeva e così, magari a 18 anni, hanno cominciato a fare questa professione. Alcuni di loro finiscono addirittura sotto la mannaia della normativa approvata ieri dal Parlamento che prevede che anche chi fosse stato utilizzato impropriamente per più di 36 mesi non abbia più il diritto di un contratto vero ma del rimborso di massimo sei mensilità. Una mannaiache colpisce chi ha già in corso una vertenza con l'azienda che, fino all'altro ieri, prevedeva l'assunzione a tempo indeterminato.Leggiamo stupefatti che la Rai bandisce un concorso per le Morning News delle sedi regionali, in accordo con l'UsigRai. (http://www.usigrai.it/articolo.php?id=888) Se da una parte apprezziamo che finalmente l'accesso passi attraverso concorsi pubblici e trasparenti, riteniamo ancor più stupefacente che con un colpo di spugna, prima ancora di aver determinato le nuove possibilità di accesso alla professione, si sia deciso di procedere all'inserimento di clausole che tagliano le gambe a giornalisti professionisti perchè sono nati prima del 1978, perchè non hanno un titolo di laurea e perchè non hanno fatto una scuola di giornalismo. La normativa ammazza precari risulta incostituzionale perchè riconosce diritti diversi a seconda dei tempi di una vertenza. Non possiamo affermare che tale bando di concorso presenti gli stessi vizi, perchè non è possibile. Ma il principio è lo stesso. Con questo concorso l'UsiGrai e la Rai stabiliscono che vi sono giornalisti professionisti che, a quanto pare, sono più professionisti di altri.
Pensiamo che questo non sia corretto e pensiamo opportuno chiedere pareri legali per comprendere se vi siano margini per contestare i titoli soggettivi con cui è possibile accedere al concorso. Chiediamo ai giornalisti professionisti non laureati, non assunti a contratto e che non sono diventati professionisti attraverso le scuole di giornalismo di sottoscrivere questo appello. Chiediamo a loro di chiedere all'UsigRai e alla Rai le ragioni che li hanno congiuntamente portati a realizzare questo bando che stabilisce differenze tra iscritti al medesimo albo che al contrario, invece, stabilisce diritti e doveri identici. A tal proposito chiediamo alla Rai e al Sindacato dei Giornalisti Rai di bloccare il concorso e ridisegnare il bando permettendo l'accesso a tutti i giornalisti professionisti iscritti all'albo. Chiediamo alla Federazione Nazionale della Stampa di esprimersi sui rilievi che abbiamo fatto al concorso chiedendo se, sindacalmente, non  si evidenzi una discriminante nei confronti di alcuni colleghi professionisti. Chiediamo a tutti i colleghi professionisti, gia assunti nelle testate italiane e anche ai giornalisti  che rientrano nei parametri fissati dal bando, di sottoscrivere questo appello".