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RUGGERO ALCANTERINI

  • A PROPOSITO DEL MOSE:
    IL GOVERNO ESERCITI
    IL CORAGGIO DI GOVERNARE

    data: 10/07/2020 14:53

    Ecco, l’ennesima prova generale del Mose (modulo sperimentale elettromeccanico - composto da quattro barriere, con 78 paratoie) alla presenza del “Premier” Giuseppe Conte, nella speranza di andare in scena il prossimo autunno, in previsione di un nuovo catastrofico impatto con acqua alta a Venezia, ci deve far riflettere su una questione nodale, rispetto al nostro passato e purtroppo ancora nella prospettiva di un futuro dalle ali tarpate. Sì, le paratie in parte anchilosate della diga mobile, leonardesca difesa della gloriosa Repubblica, quel miracolo dell’italico ingegno, ideato sin dal 1984, sinora vanificato, nella biblica attesa che inchieste e processi facessero il loro “filippico” decorso, rappresenta in modo emblematico la nostra astrusa realtà e la nostra vocazione al martirio.

    Diciamo che fa il paio con la situazione creatasi con il nuovo Ponte Piano sul Polcevera a Genova, altra opera mirabolante a rischio d’imbalsamazione, in attesa che i lacci e laccioli del “vorrei ma non posso” vengano rimossi. In realtà, il problema è a monte, è concettuale o meglio ancora di onestà intellettuale, quella che dovrebbe fare la differenza per chi governa, posto che accetti il rischio di pagare per il coraggio di esercitare, senza remore.

    In poche parole, occorre che ci si liberi della forma, quando diviene sostanza negativa, come nel caso di ogni interferenza che blocchi l’esecuzione di opere e la gestione di servizi di primario interesse per la collettività, salvo condanne a tempo debito, con tutte le conseguenze per i responsabili d’illeciti e negligenze. Peraltro, nel ragionevole dubbio tra innocenza e colpevolezza ci possono passare, come sappiamo, anni ed anni di rimpalli tra vari gradi e sedi di giudizio, che fanno, in questi casi, della “cura” una vera iattura a conti fatti, come appunto nel caso del MOSE arrugginito e del Leone di Venezia ammalorato, imprigionato nella tristezza della nostra stupidità. 

  • IL NOSTRO SPORT? SENZA
    CAPACITA' DI AUTORIFORMA

    data: 06/09/2019 12:12

    In attesa che il nuovo Governo Bis Conte ottenga formalmente la fiducia dalle Camere, che il neo Ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili dica la sua, questa sera, Matteo Berrettini avrà comunque l’occasione di confermare come la data del 6 settembre sia importante, se non storica, per lo sport italiano e per il tennis in particolare, dopo che lo scorso anno Francesca Schiavone aveva trionfato sulla terra rossa nel Roland Garros, a Parigi. Ieri la Nazionale maschile del calcio ha regolato i conti con l’Armenia per l’Europeo ed oggi toccherà agli azzurri del basket contro la Serbia per il mondiale in Cina, mentre l’Italia del nuoto si rilassa a bordo piscina, dopo il trionfo coreano di luglio… A pensarci bene, compresi i segnali di ripresa dal mondo atletico e gli squilli di tromba dal mondo del pedale, lo sport italico, tra professionismo e dilettantismo di altissimo profilo, continua ad alimentare una vena ottimistica nell’immaginario collettivo. Diciamo che si determina sempre quel fenomeno di distrazione di massa, che lascia agli addetti ai lavori problemi che sono più o meno i medesimi dal 1944.

    Il “Tira lo spago, tira la sega…” di oggi, ha espressamente questo significato. Da quando Onesti fu incaricato di liquidare il CONI dai Governi di Bonomi e Parri e invece lo rilanciò, avvalendosi della SISAL-Totocalcio (1948) per rimpiazzare i soppressi contributi statali, a quando fu costruito lo Stadio Olimpico (1953) realizzati i Campi Scuola e organizzati con Zauli i Giochi di Roma 1960 e poi i Giochi della Gioventù, annunciati nel 1968 e realizzati con Saini dal 1969, con il coinvolgimento di oltre cinquemila comuni, molta acqua è passata sotto il Ponte Duca d’Aosta e lo spago si è usurato, insieme ai denti della sega.

    Francamente, trovo imbarazzante ma emblematica la polemica esplosa all’interno del Palazzo “H”, che fu sede dell’ONB, a un tiro di schioppo dalla Farnesina, ideata anch’essa ottant’anni fa come monumentale sede rappresentativa del fascismo, su questioni di menage condominiale tra CONI e Sport/Salute SPA. Il vero problema è quello che per un verso o per l’altro la questione sportiva italiana, irrisolta per lo stesso dettato costituzionale, sostanzialmente elusa dai governi, sino alle "attenzioni" del primo Conte, male interpretata dalla comunicazione polarizzata sullo spettacolo, stenta a maturare come diritto alla pratica e come mezzo educativo al civismo ed alla salute, rischia di arenarsi sulle sponde di qualche isola perduta, piuttosto che continuare in una defatigante effimera odissea.

    Dunque, la capacità di autoriforma, di una propria autorevole proposta culturale e sociale, ecco quel che è mancato e che rischiamo continui a mancare per il nostro miglior divenire sportivo, nel marasma e tra le schiume della risacca, dell’andirivieni italico della politica.