Il Gargano non è tanto una località geografica, ma è una sensazione, anzi un flusso di sensazioni. Suscitate dai sapori, dagli odori, dai panorami. Paposcia, legno d’acero, Baia San Felice. E’ una delle mete preferite dai motociclisti, anche perché sulle dueruote, con visiera alzata e procedendo a velocità moderata, per le strade quasi prive di rettilinei e ricche di curve, cogli soprattutto gli odori. Quello dei pini di Aleppo per esempio, sentinelle delle strade di montagna che degradano verso il mare.
Il Gargano è la Foresta Umbra. Laddove i faggi alti più di 30 metri creano con le loro chiome, un tetto di ombra trafitto da qualche raggio di sole e sul terreno un manto di foglie rosse secche sottolinea il fragore dei tuoi passi. Poi volgi lo sguardo in basso e chiazze di ciclamini infrangono l’uniformità cromatica del terreno, ma il sottobosco è fatto anche di viole, orchidee, felci e biancospini. I “percorsi natura” sparsi un po’ dovunque indicano tempi di percorrenza e lunghezza.
Nel cuore di Umbra fra Vico del Gargano e Vieste, protetti e recintati si aggirano daini e caprioli e dal Cutino d’Umbra, spuntano a decine le timide teste di piccole tartarughe palustri. Cutino sta per stagno ma questo dell’Umbra, pur raccogliendo solo acqua piovana, è assimilabile a un laghetto. L’acqua c’è sempre anche nelle stagioni più calde.
Il Gargano è luce che si infrange sulle scogliere di Baia delle Zagare, le illumina di un bianco accecante. La roccia candida si trasforma, da un lato, in finissima sabbia che si bagna nell’azzurro dell’Adriatico, mentre dall’altro si inerpica fino ad essere inghiottita dal manto sempre verde dei pini, della roverella, dei lecci.
Il Gargano terra di santi antichi e moderni. Distano pochi chilometri Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo. Non più a piedi in religioso silenzio ma a bordo di pullman granturismo, si muovono lungo un’intasata via Francigena, orde di garruli pellegrini formato 2.0 e giungono dinanzi ai santuari di San Michele Arcangelo e San Pio. Moltitudini vocianti che, dopo l’immancabile selfie con il santo sullo sfondo, invocano l’intercessione di Michele o Pio, per ricevere la grazia o il miracolo. Le location preferite sono la grotta delle apparizioni, a Monte Sant’Angelo, con la statua del santo con le ali e la spada intento a sconfiggere il demonio e a San Giovanni Rotondo la cripta dorata della chiesa progettata da Renzo Piano.
Ma il vero miracolo è il Gargano. Non quello feroce e sanguinario delle famiglie mafiose che governano traffici illeciti e sono spesso azionisti di maggioranza di amministrazioni locali. Per risolvere questi mali ci vorrebbe il combinato disposto della forza miracolosa di San Michele Arcangelo e San Pio. Il vero miracolo è l’esplosione di colori, di visuali e di visioni che questa terra continua a regalare a chi la attraversa per conoscerla con delicatezza e in silenzio, circondato solo dai suoni che essa stessa riesce a donare.
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BEPPE STALLONE
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GARGANO, UN MIRACOLO
DI ODORI E PANORAMIdata: 23/09/2019 16:28